giovedì 18 novembre 2010

LA RECENSIONE DI "CORPI FREDDI"

L'uomo è li, fermo, immobile, con il cappotto grigio scuro e il cappello in testa, in piedi. E'come se nel cervello gli volassero sciami di mosche, un ronzio dentro la testa non gli permette di vedere, di capire cosa sia successo. Lo sa che deve andare via, di corsa, questo lo percepisce, ma non ci riesce. Lo sguardo percorre la cucina, la stanza in cui si trova adesso, come se volesse convincersi che tutto è in ordine, che tutto procede normalmente: il tavolo di legno con le quattro sedie, la credenza con il pane, il santino di papa Pio XII sul muro, il crocifisso sopra la porta con il rametto d'ulivo, la cucina econominca con il fuoco acceso, l'acqua che bolle nella grossa pentola, la boule sul tavolo pronta per essere riempita, per scaldare le ossa dei due vecchi che a quell'ora dovrebbero essere già a letto. Ma non c'è nessuno che la riempia, perchè non c'è più nessuno da scaldare.
Dicembre 1953 un duplice efferato omicidio sconvolge la quiete della provincia trevigiana. Saverio Dotto e sua moglie vengono uccisi a coltellate. In un luogo in cui i fatti di sangue sono un eccezione, l'interesse diventa morboso, se ne parla, si creano leggende che vengono tramandate e arricchite con gli anni. Dopo quasi 50 anni Alberto Sartini torna nel suo paese natio, l'ha lasciato da giovane si è laureto ed è diventato insegnante all'università di Brescia. Raramente ci ha rimesso piede, ma ora è in pensione, è separato da sua moglie, i figli sono grandi e indipendenti e decide di tornare a vivere in quella che era la casa dei suoi genitori. Il padre è morto molti anni prima , la madre novantenne vive con la sorella. Sono passati 50 anni, dicevo, e ancora si parla di quel fatto di sangue. E' Gigi l'amico ritrovato dei vecchi tempi che tira fuori lo scheletro dall'armadio, Carlo Bettini, l'uomo che è stato accusato dell'omicidio, e che è morto in carcere, è innocente. Secondo Gigi si è solo trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato; è vero il movente ci poteva essere, magari politico, magari la vendetta visto che le chicchiere di paese, veri e propri tornadi in realtà, lasciavano intendere che il Dotto avesse violentato e ucciso la moglie, ma secondo lui è stato qualcun altro ad ammazzare quel vecchio che detestavano tutti. Alberto si fa prendere da questa storia, lui era piccolo ricorda vagamente i fatti ma sente che c'è qualcosa che lo incuriosce, che lo spinge a cercare di capire cosa sia veramente successo, e la sua ricerca ossessiva lo porterà a scoprire quanto marciume c'era sotto quella facciata di perbenismo, quante falsità, pettegolezzi e rancori “il familismo amorale che vi divora, che fa scomparire solidarietà, legami sociali, senso comune, questa gabbia criminale dalla quale sono scappato appena ho potuto. Questo intreccio di falsità contrabbandato per decoro, buon nome, reputazione, questo cazzo di legame del sangue in nome del quale si possono compiere le azioni più vigliacche”.... E lo porterà a scoprire la verità.
La gabbia criminale non è un giallo almeno non nel senso classico che intendiamo noi: omicidio, indagini, scientifica sparatorie e arresto del colpevole. E' vero ci sono due omicidi ma servono ad Alessandro Bastasi per farci guidare per mano da Alberto all'interno della vita di questo borgo di provincia, uno di quei paesi in cui, le persone sanno tutti di tutti, si gode se qualcuno sta peggio di te, si chiacchiera e si spettegola incuranti del male che si può fare e delle vite che si posso rovinare. Si nascondono i fattacci perchè i panni sporchi si lavano in famiglia e si cammina sempre a testa alta con sicurezza, non sia mai qualcuno possa mettere in dubbio levatura e principi morali. Alberto ci porta avanti e indietro nella sua vita con repentini sbalzi temporali, passando dalla prima alla terza persona continuamente e se questo all'inizio può confondere, credetemi dopo poche pagine diventa coinvolgente. Scritto in maniera scorrevole e semplice questo libro si lascia leggere tutto d'un fiato, diventiamo curiosi, vogliamo sapere cosa ne è stato dei vicini di casa, degli amici, della moglie di Carlo Bettini dei suoi figli, se è vero che Carlo ha ammazzato il Dotto. La sensazione forte che ho avuto leggendo questo libro è stata quella di trovarmi di fronte ad Alberto e pendere dalle sue labbra, sentire il racconto della sua vita, inorridire in alcuni passaggi, sorridere in altri, proprio come si fa con le persone anziane, si sta li buoni e zitti e si ascolta, senza interrompere mai.


Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura

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