Il giallo perfetto deve essere ambientato in un posto chiuso, con pochi personaggi stretti intorno al delitto e all'assassino. In questo modo si sviluppano quasi tutti i racconti di Agatha Christie, Nero Wolfe e altri grandi giallisti.
E questo è anche il caso del secondo romanzo di Alessandro Bastasi: Gabbia Criminale che si sviluppa in una piccola provincia del trevigiano. Un borgo della bassa come c'è ne sono molti, un posto tranquillo, dove la gente lavora, mette su famiglia e ha come unico hobby quell'attività che appassiona milioni di italiani da nord a sud: chiacchierare, spiare, dire maldicenze in una battaglia all'ultimo pettegolezzo. Così, sotto la patina apparente di tranquilla vita provinciale, Bastasi scopre un mondo chiuso in un bigottismo spicciolo, diffidente e sleale con il suo più prossimo vicino, pronto a fare di tutto per mantenere intatta l'apparenza.  E in nome di questa apparenza è lecito anche compiere efferati delitti. Tutti in qualche maniera ci siamo ritrovati prigionieri di questa Gabbia Criminale e molti di noi, come      Alberto, protagonista di questa storia, sono riusciti a scappare, a rompere le catene della prigionia. Ma il passato presenta sempre il suo amaro conto e quando Alberto da pensionato ritorna in paese ad aspettarlo ci sono i fantasmi di quel passato che reclamano giustizia per un delitto efferato compiuto in un lontano 1953, quando la pace raggiunta dopo la guerra aveva lasciato una scia di sangue coperta in maniera frettolosa da un benessere che ha fatto dimenticare rapidamente quegli anni terribili.
A essere ammazzati sono stati due coniugi, lui il Signor Dotto ex militante del fascismo arricchito con la borsa nera.
Scoprire la verità su quel lontano duplice omicidio diventa l'ossessione di Alberto tornato a vivere nella sua casa da bambino, perseguitato da ricordi in un flash back continuo che apre uno squarcio sul dopoguerra italiano. Questa a mio avviso è la parte più interessante del romanzo. Bastasi conduce il lettore in un passato lontano che la mia generazione rivive solamente nei racconti dei nonni o in vecchi film in bianco e nero. Quando la guerra era appena finita e il fascismo si credeva morto, ma in realtà riviveva sotto altri aspetti. Le ex camicie nere camuffavano l'orbace e il moschetto sotto la faccia da brave persone, i preti durante i sermoni in chiesa incitavano i fedeli a votare per la DC. E poi c'erano anche i comunisti, quelli che  alla morte di Stalin avevano indossato la fascetta nera intorno al braccio, quelli che erano considerati da tutti come nemici e peccatori, facili da condannare come colpevoli dell'omicidio di un ex camerata e di sua moglie come nel romanzo è successo a Carlo Bettini. Compagno d'altri tempi, innocente condannato a scontare la pena per questo delitto. Oltre alla trama del giallo ben strutturata e ricca di tensione narrativa Bastasi  dipinge due realtà della provincia italiana: quella vecchia del dopoguerra e quella moderna. Entrambe ipocrite, inquietanti e piene di misfatti celati. Se prima il nemico da combattere era il comunista, o il terrone ora è lo straniero, il clochard. gabbie di criminali a piede libero di cui tutti noi come Alberto siamo complici.

Elena Cirioni

http://www.argonline.it/index.php?option=com_content&view=article&id=446:alessandro-bastasi-la-gabbia-criminale-eclissi-editrice&catid=6:crash-test-libri-riviste-cd-vhs-dvd&Itemid=31