L'uomo è li, fermo, immobile, con il cappotto grigio scuro e il cappello in testa, in piedi. E'come se nel cervello gli volassero sciami di mosche, un ronzio dentro la testa non gli permette di vedere, di capire cosa sia successo. Lo sa che deve andare via, di corsa, questo lo percepisce, ma non ci riesce. Lo sguardo percorre la cucina, la stanza in cui si trova adesso, come se volesse convincersi che tutto è in ordine, che tutto procede normalmente: il tavolo di legno con le quattro sedie, la credenza con il pane, il santino di papa Pio XII sul muro, il crocifisso sopra la porta con il rametto d'ulivo, la cucina econominca con il fuoco acceso, l'acqua che bolle nella grossa pentola, la boule sul tavolo pronta per essere riempita, per scaldare le ossa dei due vecchi che a quell'ora dovrebbero essere già a letto. Ma non c'è nessuno che la riempia, perchè non c'è più nessuno da scaldare.La gabbia criminale non è un giallo almeno non nel senso classico che intendiamo noi: omicidio, indagini, scientifica sparatorie e arresto del colpevole. E' vero ci sono due omicidi ma servono ad Alessandro Bastasi per farci guidare per mano da Alberto all'interno della vita di questo borgo di provincia, uno di quei paesi in cui, le persone sanno tutti di tutti, si gode se qualcuno sta peggio di te, si chiacchiera e si spettegola incuranti del male che si può fare e delle vite che si posso rovinare. Si nascondono i fattacci perchè i panni sporchi si lavano in famiglia e si cammina sempre a testa alta con sicurezza, non sia mai qualcuno possa mettere in dubbio levatura e principi morali. Alberto ci porta avanti e indietro nella sua vita con repentini sbalzi temporali, passando dalla prima alla terza persona continuamente e se questo all'inizio può confondere, credetemi dopo poche pagine diventa coinvolgente. Scritto in maniera scorrevole e semplice questo libro si lascia leggere tutto d'un fiato, diventiamo curiosi, vogliamo sapere cosa ne è stato dei vicini di casa, degli amici, della moglie di Carlo Bettini dei suoi figli, se è vero che Carlo ha ammazzato il Dotto. La sensazione forte che ho avuto leggendo questo libro è stata quella di trovarmi di fronte ad Alberto e pendere dalle sue labbra, sentire il racconto della sua vita, inorridire in alcuni passaggi, sorridere in altri, proprio come si fa con le persone anziane, si sta li buoni e zitti e si ascolta, senza interrompere mai.
Articolo di Cristina "cristing" Di Bonaventura
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