giovedì 4 novembre 2010

INTERVISTA su FB

... la trovate qui!


Oggi incontriamo Alessandro Bastasi, autore del romanzo La gabbia criminale.

Per cominciare, cerchiamo di mettere in chiaro alcune cose. Fissiamo le poche inconfutabili certezze, intorno allo sfuggente contesto di un romanzo giallo…

1) Ci offri una tua scheda biografica? Carta d’identità, prego.

Sono nato a Treviso nel 1949, laureato a Padova in fisica. Già alla fine degli anni Sessanta mi venne la passione per il teatro, poi sono entrato  in una compagnia professionista con il grande Gino Cavalieri con il quale per parecchi anni ho recitato Goldoni e altri autori veneti. Contemporaneamente mi sono dedicato al teatro politico e militante degli anni Settanta. Nel 1976 mi sono trasferito a Milano dove tuttora vivo, e qui ho iniziato a scrivere di cronache e argomenti teatrali su varie riviste, compresa Sipario. Professionalmente oggi mi occupo di ICT come amministratore delegato di una società del settore, saltuariamente però continuo a recitare sia in teatro sia nei film di un amico filmaker milanese, Luciano Sartirana. 

2) Quando hai cominciato a nutrire la passione per la parola scritta e a mettere i tuoi pensieri su carta? E come sei approdato al Giallo? Era una destinazione già tracciata sulla carta o ci sei arrivato dopo lungo peregrinare?

Dai vent’anni in poi ho sempre scritto qualcosa, racconti, articoli, e nel 1995 un saggio per il movimento “Italia Democratica”, I mezzi di comunicazione di massa – antitrust e pluralismo. La mia permanenza in Russia tra il 1990 e il 1994 per motivi di lavoro mi ha dato poi lo spunto per scrivere il mio primo romanzo, “La fossa comune”, pubblicato nel 2008. “La gabbia criminale” è il mio primo noir. Non era una “destinazione già tracciata sulla carta”, semplicemente ho pensato che per raccontare un certo ambiente sociale la struttura “noir” del romanzo fosse la più adatta, se è vero che nel noir più che la scoperta del colpevole è importante il “perché”  di un certo evento delittuoso.

3) C’è una parte di te, biografica o trasognante, che riversi nei tuoi romanzi? Insomma,  Alessandro si trova solo sulla copertina o si può rintracciare anche tra le pagine?

Più che una parte di me come Alessandro si può rintracciare il contesto in cui, in qualche fase della mia vita, sono vissuto, e che quindi conosco bene. I miei romanzi sono realistici, inseriti in un preciso e riconoscibile contesto sociale e politico, che fa parte integrante delle storie che racconto. E i personaggi rappresentano in qualche modo la sintesi di figure reali che mi hanno colpito, magari per dei particolari, o per degli aneddoti che mi hanno raccontato. Questi spunti poi li elaboro in funzione della storia che ho in testa.

4) In particolare, “La gabbia criminale” è ambientato alla periferia di Treviso, e le vicende affondano le radici in un periodo storico nel quale si cercarono giustizie sommarie e vendette, con noncuranza delle vie legali… Ecco, a quali fonti “sul territorio” hai attinto?

Ai miei ricordi d’infanzia, prima di tutto. Poi, per calarli in una realtà storicamente corretta, ho attinto ad articoli dell’epoca e a fatti storici realmente accaduti. Ad esempio, nel romanzo si accenna alla vendetta atroce di un partigiano sui miliziani che gli avevano violentato la moglie. Semplicemente li stende a terra e stacca loro la testa con una vanga. Questo è un fatto realmente accaduto, raccontatomi da lui stesso.

5) Come nasce a tavolino un tuo romanzo? La trama ti si svela cammin facendo o fissi uno schema generale fin da subito? Quando inizi la prima pagina hai già in mente l’ultima?

Il romanzo nasce nella mia testa, prende lentamente forma, i personaggi cominciano a farsi strada. Quando ho un’idea abbastanza precisa, comincio a lavorare al computer, a volte senza sapere come va a finire. Sono poi i personaggi stessi a suggerirmi un percorso o un altro. Dopo la prima bozza, rivedo il tutto, collego meglio le situazioni, integro alcuni passaggi, ne elimino altri…

6) Ora che “La gabbia criminale” è ancora fresco di stampa, a “parto” avvenuto… cosa ti piace di più della tua creazione? Quale aspetto pensi di aver reso meglio e su quale non sei del tutto soddisfatto?

La parte che penso di aver reso meglio è la narrazione di un ambiente tramite la girandola corale dei personaggi, che a volte compaiono per la durata di un respiro. Rileggendo il libro, sono meno soddisfatto di alcuni passaggi in cui la forma sarebbe potuta essere migliore. E allora storco il naso.

7) Com’è il tuo lettore ideale, al quale affidare la tua creatura? Chi vorresti che tenesse tra le mani un tuo romanzo?

Non ho un lettore ideale, il romanzo (a differenza del primo, “La fossa comune”, che era una lettura sicuramente più impegnativa) è per tutti, quello che mi interessa è che possa almeno suscitare qualche dubbio, incrinare delle certezze, e che il lettore ci possa mettere qualcosa di suo, della sua esperienza.

8) Sul tema delle “costrizioni sociali”… che idea hai della “gabbia”, criminale o meno, nella vita degli individui? Una costrizione inevitabile? Un comodo alibi per la coscienza? Altro?

Spesso le cosiddette costrizioni sociali sono un alibi comodo per la coscienza, per sopire l’esigenza di ribellione che molte situazioni dovrebbero ingenerare nelle persone mediamente informate. La frase che mi fa andare più in bestia è “E’ così, non si può cambiare, che cosa ci vuoi fare…”

9) Ridiscendiamo dai massimi sistemi esistenziali e torniamo alla tua professione. Per uno scrittore il debutto è sempre difficile: bisogna trovare l’editore che ti dia fiducia, evitare le fregature economiche… Quali sono state le tue maggiori difficoltà? E che consigli ti senti di dare a chi ha un sogno (su risma di fogli) nel cassetto?

Le maggiori difficoltà per un esordiente penso siano riassumibili nella non conoscenza del mercato editoriale e dei suoi meccanismi, per cui mandi il tuo manoscritto a chiunque - senza approfondire la linea editoriale della singola case editrice, la distribuzione, a volte senza nemmeno rispettare le indicazioni che trovi sul sito della casa editrice stessa per la spedizione dei manoscritti - con la convinzione di aver scritto un capolavoro e aspettandoti i tappeti rossi. Ovviamente non è così, bisogna essere umili, selettivi, pazienti, e soprattutto non cadere nella trappola degli editori a pagamento, capaci solo di spillarti del denaro. Io ho avuto la fortuna di trovare Eclissi, piccola casa editrice seria, capace, che investe tutte le sue energie nella mission editoriale che si è data, che non pubblica cento titoli l’anno ed è quindi in grado di seguire bene i suoi autori. E sono contentissimo, anche per il bel rapporto umano che si è instaurato.

10) Cosa bolle nel pentolone, dell’inchiostro ma non solo? Progetti per il futuro?

Ho da poco terminato il mio terzo romanzo, dal titolo provvisorio “Città contro”. Lo scenario del romanzo è il mondo dell'immigrazione nel trevigiano, dove due omicidi danno il via a un vortice di indagini e di avvenimenti che porterà alla luce tutto il marcio che si annida nelle parole d'ordine dei sedicenti alfieri della sicurezza e della lotta all'immigrazione. E’ una sorta di sequel de “La gabbia criminale”, almeno sul piano di alcuni personaggi.
L’idea che ho in testa è di scrivere una trilogia che racconti nel bene e nel male l’ambiente sociale della provincia veneta, quello che ho iniziato a “scoprire” con “La gabbia criminale”.

Domande 10 e… lode… Alessandro per concludere puoi (devi!) porti da solo la domanda che preferisci.

Domanda: La scrittura per te rappresenta soltanto una parentesi nella tua vita?
Risposta: Certo che no. Con la scrittura ho davvero scoperto quello che voglio fare da grande.

Grazie Alessandro!

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